A se stesso Giacomo Leopardi
Or poserai per sempre, Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo, Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento, In noi di cari inganni, Non che la speme, il desiderio è spento. Posa per sempre. Assai Palpitasti. Non val cosa nessuna I moti tuoi, né di sospiri è degna La terra. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. T'acqueta omai. Dispera L'ultima volta. Al gener nostro il fato Non donò che il morire. Omai disprezza Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera, E l'infinita vanità del tutto.
| Εις εαυτόν Τζάκομο Λεοπάρντι, (μετάφραση: Θεόδωρος Μακρής)
Τώρα θ’ αναπαυθείς παντοτινά Καρδιά μου κουρασμένη. Έσβησε η πλάνη μου η στερνή Που τη θαρρούσα αιώνια. Έσβησε. Νιώθω καθαρά Μέσα μου των ωραίων πλανών Η ελπίδα μα κι ο πόθος να ’χει σβήσει.
Στάσου για πάντα. Φτάνει πια, Το τόσο καρδιοχτύπι Τίποτα δε φελάν τόσοι παλμοί, Κι ούτ’ ένα στεναγμό μας Άξιζ’ η γη. Μια πίκρα κι ανοστιά Είν’ η ζωή. Μοναχά αυτό, Κι ο κόσμος βόρβορος σωστός.
Γαλήνεψε τώρα. Απελπίσου Για μια φορά υστερινή. Στη γενιά μας η μοίρα Τη θανή μάς χαρίζει. Κι ωμή καταφρόνια Η πλάση σού δείχνει, η δύναμη η άγρια Που κρυφή το χαμό μας προστάζει, Και το άδειο και μάταιο των πάντων.
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Θεόδωρος Σ. Μακρής (Παξοί, 9 Φεβρουαρίου 1885 - Κέρκυρα 11 Ιουλίου 1970), Δικηγόρος

Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi (June 29, 1798,Recanati, Marche – June 14, 1837) was an Italian poet, essayist, philosopher, and philologist. Although he lived in a secluded town in ultra-conservative Stato della Chiesa, he came in touch with the main thoughts of Enlightenment, and, by his own literary evolution, created a remarkable and renowned poetic work, related to the Romantic movement, which makes him one of the greatest poets of modern Italy
https://en.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi
Ora, o mio cuore stanco, riposerai ("poserai") per sempre. Svanì ("perì") l'ultima illusione ("inganno estremo") che avevo creduto eterna ("ch'eterno io mi credei"). Svanì ("perì"). Sento profondamente ("ben sento") che in me e in te ("in noi") non solo la speranza ma anche il desiderio di care illusioni ("cari inganni") è spento. Riposa ("posa") per sempre. Troppo hai sofferto ("assai palpitasti"). Non c'è nessuna cosa che valga ("non val cosa nessuna") i tuoi palpiti ("moti"), né il mondo è degno dei [tuoi] sospiri. La vita non è altro che amarezza ("amaro") e noia; e spregevole ("fango") è il mondo. Calmati ("t'acqueta") ormai. Rinuncia definitivamente ad ogni speranza ("dispera l'ultima volta"). Agli uomini il destino donò solo la morte. Ormai [o mio cuore] disprezza te stesso, la natura, il potere perverso ("brutto") che domina occultamente a danno di tutto "a comun danno imper") e l'infinita vanità dell'universo ("tutto").
v. 1 Riposerai ("poserai"): posa è più forte; rende meglio l'idea dell'abbandono ed è anche più freddo, impersonale: anche un oggetto si può posare.
v. 2 Svanì ("perì"): perire è più forte; è un verbo che solitamente si usa per gli uomini, per cui la morte di questa illusione provoca dolore come la morte di una persona.
v. 2 Illusione ("inganno"): è tipico del linguaggio leopardiano (cfr. Il Risorgimento, strofa 14, vv 5-6: "Proprii mi diede i palpiti, / natura, e i dolci inganni"; e Le Ricordanze, strofa 4, vv 1-2: "O speranze, speranze; ameni inganni / della mia prima età".)
v. 3 Che avevo creduto eterna ("ch'eterno io mi credei"): qui credo sia possibile una duplice lettura. Se al "mi" si attribuisce un valore pleonastico (come accade nelle Ricordanze, vv 22-23: "che varcare un giorno / io mi pensava") è chiaramente il poeta che reputa l'inganno eterno ("ch'eterno io credei"). Ma lasciando al "mi" il suo significato la lettura diventa "ch'eterno io mi credei", cioè è il poeta stesso a creder-si eterno. In realtà questa seconda interpretazione è strettamente legata alla prima nel senso che l'io del poeta si identifica con la propria illusione.
vv. 6-7 Troppo hai sofferto ("assai palpitasti"): si poteva anche intendere più letteralmente "troppo battesti", cioè " hai vissuto a lungo", ma nel contesto è chiaro il riferimento al dolore.
v. 10 Spregevole ("fango"): fango ha un valore più forte perchè non è un pensiero, ma un'immagine molto concreta.
vv. 11-12 Rinuncia definitivamente ad ogni speranza ("dispera l'ultima volta"): disperare va inteso nel senso letterale "di-sperare", cioè perdere, abbandonare la speranza. L'ultima volta, cioè definitivamente.
v. 14 Perverso ("brutto"): brutto è più forte perché rimanda ad un'immagine, a qualcosa di spaventoso.
v. 16 Universo ("tutto"): universo è riduttivo, perché il poeta non si riferisce solo a qualcosa di materiale, ma proprio a tutto ("illusioni, speranze"). http://www.giuseppecirigliano.it/asestesso.html
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